Carissimi amici di Radio Cooperativa. Martedì 4 maggio alle 20,50, la trasmissione Noncicredo, presenta un documento che vuole ricordare una data importante, il 9 maggio 1978. E' vero: è il giorno in cui il cadavere di Aldo Moro è stato trovato in via Caetani a Roma. Ma c'è un altro morto, ammazzato quella stessa notte, tra l'8 e il 9 di maggio del 1978, un morto meno conosciuto e anche meno ricordato. Quello di un ragazzo di trent'anni, che ha passato la sua giovinezza a ridicolizzare la mafia del suo paese, Cinisi, nei dintorni di Palermo. E' Giuseppe Impastato, da tutti conosciuto come Peppino.
Suo padre era uno degli affiliati alla "famigghia" del posto, quella di Gaetano Badalamenti, detto Tano. Già questo fa capire il coraggio di questo ragazzo, che si iscrive a Democrazia Proletaria e si candida al consiglio comunale e apre una radio libera, radio AUT, dalla quale racconta ai suoi concittadini ignari o conniventi, che preferiscono comunque girarsi dall'altra parte, tutto il marcio che la gestione di quel comune si porta appresso. Per questo ci pare di poter dire che, di tutti i morti che la mafia ha sparso nel nostro paese, lui possa essere il simbolo.
Ad ucciderlo sono gli sgherri di Tano Badalamenti, la cui responsabilità verrà ratificata dal tribunale sono oltre 20 anni dopo la morte di Peppino.
In questa puntata ci piace riascoltare un pezzo, che sei ragazzi di Vicenza hanno realizzato lo scorso anno, durante la prima fase del lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, riproponendo con le loro voci, alcuni dei brani che Peppino aveva trasmesso, nell'ultimo anno della sua vita, attraverso quella radio. Sono ragazzi giovani, "millenial", studenti delle superiori e, anche per questo, ancora più meritevoli del nostro ascolto e della nostra attenzione perché quello che per molti di noi sono ricordi, per loro sono solo pagine di storia.
Grazie dunque a Bianca, Elia, Francesco, Giulia, Nunzio e Sofia, per la sensibilità e l'impegno dimostrato.
Suo padre era uno degli affiliati alla "famigghia" del posto, quella di Gaetano Badalamenti, detto Tano. Già questo fa capire il coraggio di questo ragazzo, che si iscrive a Democrazia Proletaria e si candida al consiglio comunale e apre una radio libera, radio AUT, dalla quale racconta ai suoi concittadini ignari o conniventi, che preferiscono comunque girarsi dall'altra parte, tutto il marcio che la gestione di quel comune si porta appresso. Per questo ci pare di poter dire che, di tutti i morti che la mafia ha sparso nel nostro paese, lui possa essere il simbolo.
Ad ucciderlo sono gli sgherri di Tano Badalamenti, la cui responsabilità verrà ratificata dal tribunale sono oltre 20 anni dopo la morte di Peppino.
In questa puntata ci piace riascoltare un pezzo, che sei ragazzi di Vicenza hanno realizzato lo scorso anno, durante la prima fase del lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19, riproponendo con le loro voci, alcuni dei brani che Peppino aveva trasmesso, nell'ultimo anno della sua vita, attraverso quella radio. Sono ragazzi giovani, "millenial", studenti delle superiori e, anche per questo, ancora più meritevoli del nostro ascolto e della nostra attenzione perché quello che per molti di noi sono ricordi, per loro sono solo pagine di storia.
Grazie dunque a Bianca, Elia, Francesco, Giulia, Nunzio e Sofia, per la sensibilità e l'impegno dimostrato.